Quest’oggi nevica in terra teutonica e ne approfitto per crogiolarmi nel tiepido brodino casalingo del dolce far niente, profittando del momento per buttar giù due righe per voialtri, voi pochi reduci che centellinate i vostri “likes” con il piglio del sommelier. Rifletto sul mio primo anno in Germania, al contesto multiculturale presso cui lavoro, fatto di personale proveniente dai posti più esotici del pianeta e penso che ovunque vi troviate in questo mondo, chiunque incontrerete, la conclusione rimarrà sempre la medesima: la nostra terra altro non è che un gigantesco circo costituito all’incirca da sette miliardi di pagliacci, che amano raccontare palle prima di tutto a loro stessi. Mi vengono in mente taluni di questi personaggi che dichiarano di voler viaggiare per “entrare in empatia con nuove culture” e non si degnano di proferire mezza parola in tedesco perché “è troppo difficile e poi, oh, qui è sufficiente l’inglese”, quando sappiamo bene che, ahinoi, la maggiore motivazione che porta a questo tipo di cambiamento sono i famigerati quanto innominabili soldi. Ebbene sì, davvero vogliamo raccontare a noi stessi che possa esserci una ragione differente? La vogliamo smettere di vergognarci e di negare a noi stessi la nostra fisiologica e pazza voglia di guadagnare denari? Questo è proprio uno dei mali del vostro paese, l’Italia, se non ricordo male, dove le aziende vi fanno un favore perché vi stanno facendo lavorare, vi caricano di responsabilità senza aumentare i vostri salari proporzionalmente, perché, oh, “siete ancora giovani e dovete farvi le ossa”, per non parlare di quei campioni che si dichiarano “imprenditori di loro stessi”, aprono una partita IVA in regime forfettario e fatturano dodicimila euro all’anno presso un unico cliente, che li tratta in verità come dipendenti sotto pagati. Non parliamo poi delle condizioni pietose degli insegnanti nelle scuole pubbliche, divenuti una manica di burocrati imbrattacarte, ma questo e altro per i miei ragazzi, oh, io mica lo faccio per i soldi, io insegno per passione.
Insomma, finitela di farvi prendere per il culo, di accettare promozioni senza aumento, di farvi addomesticare da capi cariatidi che hanno capito come tenervi a bada, alternando paternali a complimenti vischiosi utili a pettinare il vostro miserabile ego e ad anestetizzare temporaneamente la vostra fragilità per tenervi inchiodati lì a causa della vostra paura dell’ignoto. Tempo fa ebbi modo di discorrere con un amico, il quale sosteneva che forse l’Italia meriterebbe un esodo di massa e fondamentalmente è quello che ormai mi auguro anch’io. Il Belpaese è la vostra “madrepatria”, una madre nell’accezione più negativa del termine, una madre irrisolta, anziana e lamentosa che costringe i suoi figli a prendersi cura di lei, dando pochissimo in cambio.
Andate via, fate le valigie, non fatevi fottere dalla nostalgia, dai sensi di colpa e, soprattutto, da questo ridicolo orgoglio patriottico e da questo eroismo d’accatto. Ma di cosa stiamo parlando, santo Iddio?
Quel mattacchione di Cossiga lo aveva detto in un’intervista, in cui gli era stato chiesto se il parlamento sarebbe riuscito a cambiare la Costituzione ed egli, con il suo buffo e sbarazzino accento sardo, aveva avuto modo di rispondere: – In Italia non cambia più neanche il tempo.
Aveva ragione lui, figa.