Rientro da una giornata lavorativa alquanto scialba, mentre ho uno di quei mal di testa simili a quelli che seguono a un lungo pianto, in verità non avvenuto. Non che io sia una di quelle fichette lì, eh, sia chiaro, che non si dica in giro che la sottoscritta versi sporadicamente delle lacrime, ne andrebbe della mia reputazione di uomo tutto d’un pezzo, disciplinato, austero e virtuoso, che ha trovato nel piacere della preghiera e della penitenza un ottimo sostituto a quello che voi chiamate “sesso”. Del resto, non fa forse un po’ schifo, questo cosiddetto “sesso”? Gente che mischia le proprie pelli, le proprie salive, i propri sudori con quelli altrui, impegnandosi in un’attività alquanto faticosa e dolorosa, visto che, nei casi peggiori, è contraddistinta da respiri affannosi e urla. Vogliamo poi parlare di queste cosiddette “tette”? Cosa diavolo sono queste orribili protuberanze a forma di provola che voi donne avete sul petto? Senza meno si tratta di un’anomalia evolutiva. Probabilmente, in un’ottica creazionista, l’unica possibile del resto, il Signore aveva realizzato delle gobbe di troppo rispetto al numero di cammelli previsti e ha deciso di montarle su alcuni esemplari di donne. Ciò nonostante, tutto questo “sesso”, tutte queste “tette”, senza meno sono ben lontane dal piacere che si prova nel momento in cui ci si cimenta anima e corpo nella recita di un bel Santo Rosario, contraddistinto da una sequela scandita di “Padre Nostro”, “Ave Maria” e concludendo il tutto con un bel terzetto di “Gloria al Padre”, una sorta di medley rap in cui vengono menzionati i pezzi più noti nel panorama cattolico, oserei definirli i “Greatest Hits” della preghiera.
Ma non divaghiamo, quest’oggi ci tenevo a fare una riflessione sull’umanità tutta, su quanto i tempi attuali possano dare vita a equivoci e fraintendimenti in merito alla nostra reale natura. Penso a queste benedette conquiste ottenute dal femminismo, dalla comunità LGBT, dagli animalisti, dai vegani, in generale da tutto questo mondo un po’ arcobaleno, politicamente corretto, ove regna il rispetto per voi tutti, fiorellini delicati da trattare con i guanti di velluto, così teneri e morbidoni da venir voglia di strapazzarvi di coccole, fragili e forti allo stesso tempo, resilienti, che vi piegate, ma non vi spezzate, no? È così che dite voi, così certi della vostra identità consolidata, ormai adulti, autonomi, indipendenti e realizzati mentre continuate a farvi pagare l’affitto di casa da vostro padre primario di oncologia, ché sarebbe anche ora di metter su famiglia e di comprarlo un appartamento, no? Quando vi deciderete a dare ai vostri vecchi un nipotino, rinunciando per sempre al vostro sogno di girare il mondo e di trovare una posizione di rilievo negli Stati Uniti? Insomma, mi si perdonino le divagazioni, d’altro canto questi sono solo flussi di coscienza, ma sembrerebbe che tutta questa correttezza e rispetto verso le minoranze abbiano reso migliore l’umanità. In qualche modo siamo cambiati, siamo diventati tutti più buoni e viviamo in un mondo migliore. Non vi sembra bellissimo cari utenti e care utentesse?
Ahimè, ancora una volta, bisogna prendere atto dell’amara e cruda realtà: tutto questo è solo una moda passeggera, altro non siamo che bestiacce manipolabili, foglie al vento, pronti in un istante a saltare sul carro dei vincitori. Siamo rimasti gli stessi che un paio di millenni fa accoglievano Cristo a Gerusalemme come un re e che lo avrebbero inchiodato su una croce come il peggiore dei criminali dopo pochissimo tempo. Siamo gli stessi che, tra gli anni venti e gli anni quaranta del secolo scorso, tendevano il braccio destro dinanzi all’effige di un signore pelato e mascellone, a compensare probabilmente delle gravissime disfunzioni erettili, per poi fare scempio del suo cadavere in Piazzale Loreto.
Non è cambiato nulla, cari pecoroni e care pecoronesse, l’umanità non è migliorata: stiamo solo seguendo l’ultima tendenza, guidati dal volubile e dispettoso pastore del conformismo, consumatori viziati e con la pancia piena, pigri aristocratici ignari di un possibile shock che, qualora dovesse arrivare, farà molto, ma molto male.
Ma anche in quel caso, state tranquilli, ci sapremo adattare: troveremo il prossimo idolo dinanzi al quale inginocchiarci, il prossimo vincitore a cui abbassare la patta dei pantaloni per estrarne il vigoroso barbagianni e farne laido banchetto, che imporrà il proprio pensiero tramutandolo in verità assoluta e tutti noi lo seguiremo, inconsapevoli del fatto che ci macchieremo di gravissimi peccati, ma nella convinzione di essere sempre e comunque dalla parte giusta.
Convinti di essere “i buoni”.