Fiamme Gelanti

Fiamme gelanti, che seguon piaceri
ch’in pieno svuotan ogne ardor creanti,
in una candida aspersione, imperi
cadon sustanti.

Cori maestosi, or sorgete per astri
ad onorar caduti regni ferrei
ed osservar minuti indegni mastri,
sovrani terrei.

Ghiacci fiammanti, precedon dolori
ch’un vuoto piena ed apatia abolenti
in uno scuro ammucchiamento, amori
sorgon sopenti.

Risorgi

Di quel dolore sopito nel fondo
di quell’oceano, universo sì vasto,
forme si creano e un po’ perso l’imbasto,
per dar colore gradito al mio mondo.

Fiammate giungon repenti e nascondo
in un contegno posticcio, nefasto,
a volte indegno, un impiccio rimasto,
retate fendon fendenti, ed affondo.

Eppur s’emerge da tanto soffrire,
sopporta, osserva, comprendi, risorgi,
colpi di vento contrario in cammino.

Neppur più s’erge il suo manto, mio Sire
ch’intorta e snerva ed offende; ora scorgi
un turbamento, ordinario e divino.

Otto Dicembre

Vergine Madre, che priva di macchia,
venisti al mondo, o tu, senza peccato,
l’ansia m’invade, addio, giorni di pacchia;

rubiginoso travaglio qui attendo,
volti infelici e canuti; spossato
vaglio tra nubi, già ozioso, m’arrendo!

Scende la notte; burrasca fervente,
niente più lotte, le luci son spente.



Siam Nudi e Soli

Siam nudi e soli, in questa dolce valle,
d’amari zuccheri l’avrà cosparsa
chi su di noi tramò alle nostre spalle
questa gran farsa.

Di te mi curo, fratello lontano,
e penso al male che ti porti dentro,
qualunque cosa faccia è fatta invano,
non mi decentro.

Per un po’ s’ama, in quest’intenso corso,
eterni istanti che lasciam morire,
nell’illusione che quel dolce morso
debba infinire.

Siam nudi e soli, e tali torneremo,
quando ormai sazi di quel pasto lauto,
quando ormai spenta quella fiamma avremo,
per far malcauto.

Dove Si Va Adesso?

Dov’è che condurrai quest’intervallo,
or che la solitudine accompagni?
Vuoi dir che coglierai noi tutti in fallo
e grave l’egritudine ristagni?

Sicché ci ridurrai com’un vassallo,
io ch’ero d’abitudine a guadagni?
Vuol dir ci renderai come cristallo,
a ignava inettitudine compagni?

Adesso alle latebra sol m’affido
di cui soltanto son conoscitore
e fuor di me ch’accada ciò ch’accada.

Sia il cor giammai l’invada e che non cada,
se lui, frattanto, è il sol esplicatore
oppresso d’eco ch’è ebra, ma ti sfido!

E Finché Vivo

È un canto seducente d’usignolo,
d’altrui debilità e cupidità,
intanto, è già esauriente e spicca il volo.

Diffido dello sponsio autoritario,
di cui, in prosperità, fatto viltà,
è infido ed il responso è ben precario.

Miei demoni, mia vita, o grande Divo,
egemoni, m’affido; e finché vivo.




Promesse

Promesse di potere seduttrici,
malcelano posticce libertà,
promesse di sirene ammaliatrici
trapelan da maestri d’omertà;

repressi i lor voleri, meretrici,
non svelano gli impicci, in sicurtà
repressi gli ori e averi, schernitrici,
già belano, senz’estro, in povertà.

E son terribili giorni di lotta,
e scontri senza sconto contro l’ombra
che veggo e che progetto fuor di me,

ma seggo da reietto, e dunque, ahimé
m’incontro e poscia affronto quanto ingombra.
Mi sento orribile, torno alla grotta…

Silente Amica

Ormai soltanto t’amo nel ricordo
remoto de’ tuoi bei virenti occhi
immersi al timoroso sguardo sordo

di me, già scendon lagrime al pensiero
di quella primavera; ormai s’imbocchi
il corso ch’al futur rivolge. E spero.

Mia isola, seppure con fatica,
respiri ormai con me, silente amica.



Un Tempo Sospeso

Un tempo ormai sospeso ci cattura;
nell’isola, individuo singolare
ti tempra, vilipeso questi giura
e ha rivoli d’un livido amorale.

Mordace ed ambizioso, congettura,
pianifica e, vindice d’affrontare,
opaco e tenebroso, non abiura,
specifica i nemici d’annientare.

Oppresso da se stesso e d’ambizione
sorride al suo dolore lacerante
per spinte di vetusti agri veneni

e spesso che ha represso, dannazione,
sé irride, anch’il colore scintillante
o tinte già più illustri, in mete oscene.

Novello Ardore

Novello ardore, ch’infiammi, divampo,
ai polsi le caten di cortigiani,
dettami che al parer non danno scampo;

espelle odori d’infami sfuggenti,
accolsi le promesse alquanto immani,
reclamo dell’orror di certe genti.

Le nebbie si diradino, è ormai ora
di rifuggir chi vita mi divora!