Autunni Teutonici

L’autunno è entrato ormai di prepotenza qui in terra teutonica e il mio animo non può far altro che rallegrarsi, crogiolarsi nella letizia cagionata da cieli grigi, temperature basse, piogge improvvise, altro che questo cosiddetto “sole”, che tanto vi manda in sollucchero, voi italiani e italianesse in continuo bisogno di luce, incapaci di tollerare l’ombra, eterni Giovanni Drogo rinchiusi nella vostra fortezza Bastiani, per citare il buon Dino Buzzati, in attesa dell’occasione che vi cambierà la vita, e intanto il tempo scorre, vi sfugge di mano, avete perso invero già una montagna di occasioni professionali importanti, amicizie promettenti e profonde, possibili amori, che avete barattato nel nome della vanità, del controllo e del potere sul prossimo, concedendovi agli altri in maniera avara e meschina, seccati, quasi a concedere un favore con magnanimità, perché sai com’è, “purtroppo ultimamente sono sempre così incasinato, ma appena ho tempo mi faccio vivo, anzi, prova anche tu a farti sentire, prima o poi rispondo” e procedete così, soli come cani, senza nessuno al vostro fianco benché circondati da gente odiosa, i giorni passano sempre uguali, e sperate che le cose andranno meglio, tanto siete ancora giovani, ma il vostro corpo invecchia, l’abitudine diventa rassicurante, comoda prigione, e la sognate comunque, la grande occasione, la svolta, mentre i treni passano di continuo e non osate salire su uno che sia uno, al caldo della vostra inconsapevole mediocrità, rifugiati nei vostri cosiddetti “smartphones”, nei vostri libri, nelle vostre serie tv, pur di stare lontani dalla realtà, con la quale presto o tardi farete i conti.

Questa l’amara constatazione, una società di individui affamati e al contempo terrorizzati dall’amore, penso io stessa a quanto non abbia nessuna amica e nessun amico, presa come sono a preoccuparmi unicamente di insinuarmi nella testa e nel cuore di un uomo, il quale, una volta preda del mio fascino, mi stuferà e avrò solo voglia di passare alla prossima vittima, mentre compiaccio le mie migliori amiche che altro non sono che potenziali rivali che potrebbero mettere in ombra il mio fascino.

Cristo, che pena che facciamo.

Parliamo d’amore

Vedo un gran parlar d’amore qui sulle reti sociali, tra una faccia di cazzo e l’altra accompagnata da qualche orrida didascalia del tipo “Metti una sera da…”, “La mia personale versione di…”. Sorrido sempre quando leggo contributi rivolti contro l’uno o l’altro sesso, responsabili di illusioni, di chissà quali atroci sofferenze nei vostri riguardi. Mai, dico mai, una Cristo di un Gesù di autocritica, un’assunzione di responsabilità netta, qualcuno che dichiari apertamente di essere stato scaricato e di esserselo meritato per essersi comportato da parassita e da succhiavita emotivo, da lamentoso e da scontento, alla ricerca continua di quel padre e di quella madre irraggiungibili negli occhi di colui o colei che saranno la prossima vittima su cui riversare addosso la vostra discarica emotiva, alla disperata caccia di un sollievo dal vostro dolore esistenziale che non arriverà mai, zoppi alla ricerca di altri zoppi con cui imparerete solo a zoppicare, coglioni e coglionesse pretenziosi, infantili, perenni ragazzini che non hanno mai tagliato il cordone ombelicale, terrorizzati dall’idea di restare da soli, per non dover guardarsi allo specchio e dirsi una volta per tutte: – Sì, è vero, faccio veramente schifo al cazzo…

Cari italiani e care italianesse, fatevene una ragione: l’amore, molto semplicemente si esaurisce, spesso senza neppure un motivo. A un certo punto, chi sarà al vostro fianco non vi dirà più nulla, diverrà insipido e incolore, banale e noioso, spesso a causa dell’incapacità di saper mantenere un pizzico di mistero e ambiguità, di esser divenuto troppo scontato e prevedibile. Molti di voi continueranno a stare insieme, affidandosi unicamente al terrore della solitudine e ai sensi di colpa, incapaci di guardare oggettivamente le cose per ciò che sono, trasformandovi in una di quelle coppie di coglioni che passano le cene tra amici a punzecchiarsi e a umiliarsi a vicenda, rapporti vuoti e privi di profondità che costituiscono uno spreco di energie, vite buttate nel grande raccoglitore dei falliti e pecoroni che non siete altro.

Insomma, per concludere, e mi rivolgo a noi donne soprattutto, imparate a starvene per i cazzi vostri e a darvi degli obiettivi, senza ostentare questo patetico femminismo che altro non è che una forma di isteria collettiva che serve ancora una volta a trovare un colpevole fuori di noi, e guarda caso poi a vincere elezioni in Italia e anche all’estero, ad avere posti di rilievo nel settore aerospaziale, sono proprio donne che non hanno affatto avuto bisogno di elemosinare nulla, ma ho la sensazione che un discreto mazzo se lo siano fatto.

Buon fine settimana.