Sosia

Ne ho viste ormai di primavere, ho viaggiato in lungo e in largo per l’Italia e per l’Europa, venendo in contatto con svariate etnie, dalle quali mi sono lasciato sedurre e contaminare, contribuendo a rafforzare la mia vis camaleontica e la mia astuzia sopraffina, quella furbizia tipica di noi contadini, che mi ha insegnato a muovermi agilmente nell’ombra, nell’oscurità, ove regna l’ambiguità e l’indeterminatezza, contribuendo a rendermi inafferrabile e indecifrabile anche a me stesso. Ciò nonostante, a discapito di queste presunte qualità o lati oscuri della mia sfaccettata personalità, vi è un’ossessione che mi attanaglia fin dalla mia infanzia: la ricerca compulsiva di “sosia”. Ebbene sì, fin da quando ero piccina, giravo per le strade del paesello con un gruppetto di altri tre mattacchioni, alla ricerca spasmodica di individui che assomigliassero a celebrità del mondo dello spettacolo e della politica. Ricordo ancora le matte risate nell’incrociare qualsiasi figlio di puttana in paese che vagamente assomigliasse a un cantante, un attore, un presentatore televisivo, un parlamentare della repubblica e quello sgomitare e sussurrare tra noi: – Guarda Nico quel tipo è uguale a Sgarbi! Oh, Gianluca, hai visto quell’altro tizio che è passato? È identico a Bud Spencer! – Taluni di noi, alla vista di quest’ultimo, osava fischiettare con fare strafottente il motivetto degli Oliver Onions, “Dune Buggy”, e mentre noi ci si sganasciava dalle risa, il sosia di turno ci osservava con aria perplessa, con un volto sul quale compariva una muta domanda, incapace di comprendere se quelle risa fossero indirizzate a lui o fossero solo le bravate di quattro ragazzacci scapestrati. Rimembro ancora il giorno in cui abbiamo chiesto che ore fossero al sosia di Paolo Villaggio, ma uno di noi scoppiò a ridergli in pieno viso, ottenendo in risposta la frase: – Non ce l’ho l’orologio, comprilo! – compromettendo ulteriormente la propria dignità, mediante quella balorda coniugazione della seconda persona dell’imperativo presente del verbo “comprare”.

Questa ossessione, questa caccia al sosia mi ha accompagnato negli anni delle superiori, dell’università che abbandonai per dedicarmi alla libera professione, e nel mondo del lavoro, una fisima che ha contagiato amici e colleghi che ora soffrono della medesima patologia. Ad oggi, mentre sculetto impunemente qui nella Repubblica Federale di Germania, mi capita ancora di imbattermi in individui che presentano una formidabile somiglianza con celebrità d’ogni campo e rido ancora, spesso in solitudine. Forse sono pazzo, ne ho parlato persino con il mio psicoanalista, ma costui mi ha cacciato malamente dal negozio di divani, sottolineando di non essere Sigmund Freud e che se mi dovessi presentare nuovamente dalle sue parti chiamerà la polizia.

Eppure, ve lo giuro, oh, era uguale a Freud!

Elezioni Politiche 2022

Ieri sono rientrata presso la mia dimora in terra teutonica e aprendo la cassetta della posta ho trovato una gradevole sorpresa: ho ricevuto una missiva da parte del consolato italiano con all’interno due schede per esercitare il mio diritto di voto in qualità di cittadina italiana residente all’estero. Inutile dire che ho già provveduto a esprimere la mia preferenza per ambo i rami del Parlamento italiano, perché, oh, in Italia non si vota mica per il Presidente del Consiglio, no? Com’è che dite voi, quando vi ergete a fini giuristi sulle reti sociali, tra una fotocopia e l’altra del vostro praticantato non pagato presso il solito studio di commercialisti nel meneghino?

Ma non divaghiamo, questa volta ho fatto una scelta di cuore, votando in base al cognome dei candidati e alla loro provenienza geografica, incurante del partito, incurante delle biografie dei suddetti, ascoltando le buone vibrazioni, le “goodvibes” che provavo durante la lettura dei nomi di famiglia di coloro che presumibilmente occuperanno l’ambito scranno. In fin dei conti, sapete benissimo che votare è divenuto totalmente inutile, meglio esercitare il proprio diritto affinché si divertano tutti, affinché vincano tutti, perché proprio non ce la faccio a sopportare che qualcuno possa perdere. La sconfitta potrebbe ferire i sentimenti dei nostri politici, che in fin dei conti sono persone come voi, con una loro raffinata sensibilità, e ho proprio voglia di scorgere negli occhietti di questi seicento ragazzacci in lizza per rappresentare il vostro glorioso popolo italiano la gioia di avercela fatta, di aver raggiunto un traguardo ambizioso, ma impegnativo, la gioia che una madre vede negli occhietti dei propri figli il primo giorno di scuola, mentre varcano la soglia di un’istituzione che li trasformerà in futuri disoccupati o in lavoratori qualificati e rispettati all’estero.

Insomma, tutto questo per dirvi che, nell’insieme non vuoto dei vostri cazzi mosci e delle vostre fiche secche sbattuti ai quattro venti qui sulle reti sociali, rientra anche il vostro sentirvi in obbligo di dichiarare a cani e porci per chi avete votato. Cari italiani e care italianesse, il voto è segreto, avete perso come sempre una buona occasione per tacere e per mantenere quel minimo di decoro che vi resta.

Ma con chi sto parlando?

Il Morto del Giorno

Osservo il comportamento dell’utenza qui sulle reti sociali con il distacco tipico dello scienziato, applicando l’acuto occhietto del chimico o del medico a caccia della diagnosi, corrucciando la fronte come a voler ottenere maggiore concentrazione. Quello che constato è la capacità che hanno le masse di addolorarsi a comando. Il morto del giorno rimpiazza immediatamente quello del giorno precedente, caduto nel dimenticatoio, e questo la dice lunga sull’autenticità del vostro dolore. Siete sicuramente addolorati per la scomparsa di codeste celebrità, posso percepire, toccare con mano, il dolore della vostra perdita, dimandandomi, sovente, se sarete in grado di andare avanti nella vostra vita intensa, nonostante questo lutto, questa perdita atroce che dilania le vostre alme straziate, ma stasera sarà tutto finito, perché c’è l’addio al nubilato di Kelly, e sapete bene, care Mariarite, che sarà Naomi a rubarvi la scena, pur con la sua bellezza artefatta, sarà lei a fare colpo su Mitch, il “personal trainer” del centro “fitness” di Piazza San Babila, mentre schiere di uomini adulanti imploreranno le sue attenzioni e lei ne avrà un po’ per tutti, e voi, care Mariarite, tornerete a casa e affonderete la testa nel cuscino in lacrime, ma non avrete il coraggio di tagliare i ponti con Naomi, la vostra odiata migliore amica che vi ruba costantemente gli uomini, ma che vi serve come metro di confronto, come termine di paragone, per capire dove sbagliate, per carpire i segreti del suo fascino, per ottenere una volta per tutte l’agognato uccellone che, lo so bene, meritate più di quella gatta morta ape regina di Naomi.

Insomma, care Mariarite, il morto del giorno sarà sempre Naomi, e non servirà morire tutti i giorni per ottenere le attenzioni di Mitch, ogni speranza di assomigliare alla vostra odiata amica sarà inutile e vana, sarete sempre la sua ombra, in una coazione a ripetere indissolubile, destini tetri e miseri senza via d’uscita, senza scampo.

Dimenticavo: 🥰😍😘

Familismo all’Italiana

Allora, come state, cari utenti e care utentesse? Siete usciti anche quest’oggi dalla vostra “zona di comfort”? State andando “all-in” con la vita? Siete riusciti a schivare il “narcisista patologico”, questa figura archetipica che con fare circospetto analizza ogni vostro movimento, per poi colpire all’improvviso, ma in fin dei conti lo amate e sapete che cambierà e finalmente apprezzerà l’amore che provate per lui, quell’amore dato che prima o poi vi tornerà indietro, e invece non accadrà, e sarà colpa sua, che non assomiglia a vostro padre che vi ha sempre trattato come principesse, e sarebbe lui l’uomo della vostra vita, anche se appartiene a vostra madre, quella madre a cui assomigliate più di quanto crediate, e il vostro partner ha un legame troppo morboso con la sua di madre, ma voi siete comunque autorizzate a messaggiare continuamente con la vostra, perché vostra suocera è una strega, ma vostra madre no, è una santa, anche se la odiate perché vi ha tolto una libertà auspicata che forse non interessa neppure a voi perché temete il caos, quello stesso caos che governa il vostro paese, una repubblica matriarcale fondata sull’incesto psicologico?

Sul serio, cari amici e care amichesse, le elezioni del 25 settembre sono inutili, come lo sono state quelle passate e lo saranno quelle future. L’Italia non ha bisogno di riforme cosmetiche, nessuna legge cambierà mai la miseria della società italiana, una società basata sulla famiglia, nuclei autarchici basati sul sospetto, che ogni generazione successiva contribuisce ad alimentare, ma la colpa, oh, è dei “politici che sono tutti uguali e che pensano solo ai propri interessi”, in pratica proiettate il vostro individualismo sugli altri, eterne vittime di un destino miserevole che vi siete scelto perché unicamente governati dai vostri sensi di colpa ingiustificati.

Sul serio cari amici e amichesse, ma come fate a pensare che il paese cambi se vostra madre, vostro padre, i vostri suoceri, Cristo di Dio, sono vostri amici su Facebook? Qui l’unica riforma auspicabile è che le famiglie si impegnino unicamente nella riproduzione e l’educazione venga affidata unicamente allo Stato e alla scuola pubblica, con docenti qualificati e strapagati che abbiano il potere di bocciare senza pietà quei lazzaroni dei vostri pargoli, con pene severissime per tutti quei genitori orribili che cercano la scappatoia per la promozione facendo ricorsi, in modo che quelle sanguisughe dei vostri angioletti capiscano fin da subito che le cose bisogna sudarsele, invece di farli vivere nella bambagia fino a trent’anni per poi scoprire di essere totalmente intolleranti alla minima frustrazione.

Ahimè, la passerificazione dell’occidente ha portato a questo schifo, tanto sentimentalismo e zero azione, zero vitalità, isteria socialmente accettata, maschi di donna con la fica, e poi qualcuno osa dire che altri popoli “invidiano il nostro stile di vita”. Ma dove? Cristo Santo, c’è poco da invidiare, la democrazia non esiste più dal 2020, la differenza è che non ci sono manganellate e olio di ricino per i dissidenti, ma la gogna mediatica, l’isolamento e la messa in ridicolo di opinioni non conformi al “mainstream”, che esalta una società di “conformisti travestiti da ribelli” (cit.).

Ora coraggio, siete rimasti a casa a cantare sui balconi, ora forza con qualche nuovo hashtag per mostrare il vostro coraggio contro i russi cattivoni caccapupù: #iofaccioladocciafredda #iocucinolapastasenzafarbollirelacqua #ioscurengioneibarattoliperfarescortadimetano .

Cristo, questo è l’orrore, mio Dio…

Ignorare

Al termine di un frugale pranzetto, ne approfitto come sempre per buttare il mio occhietto impertinente qui sulle reti sociali: nulla di nuovo naturalmente, la solita povertà di contenuti, le solite ovvietà impacchettate a guisa di pensieri profondi, stronzi fumanti infiocchettati e venduti alla massa come ghiotta cioccolata, che una volta scartata rivelerà l’orribile odore e sapore della bassa qualità dell’informazione che ci viene quotidianamente propinata. Quello che mi fa sperare sono i commenti, grazie a Dio la gran parte dell’utenza deride e schifa questo orrore, salvo qualche utentessa reduce da qualche separazione che non si assume nessuna responsabilità della fine della relazione e cerca consolazione in qualche massima farlocca sul gentil sesso attribuita erroneamente a Butkowski o a C.G. Jung da cui si sente autorizzata a continuare a fare la vittima invece di rimettersi a caccia di uccelloni, lutti mai elaborati, ferite mai sanate.

Ma non divaghiamo. Dicevo che sono piacevolmente stupita, perché l’utenza media sembra meno pecorona di quello che sembra. Il problema è bensì un altro: questi fornitori di contenuti sono solo interessati ai numeri, non al tenore dei commenti o alle reazioni irrisorie dinanzi a tale miseria intellettuale e hanno ben capito che un contenuto non resta impresso solo quando trasmette gioia, ma soprattutto quando irrita. Fate caso alle pubblicità quando siete in auto e ascoltate la radio: ma quanto sono irritanti i dialoghi e i tormentoni degli annunci? In questo caso vale il detto “tutto il mondo è paese”. Ancora non ho una profonda comprensione della lingua di Goehte, ma anche qui in terra teutonica le pubblicità vengono strutturate alla stregua di dialoghi snervanti e stupide filastrocche che però, pur irritando le nostre passerine, rimangono impresse, vengono metabolizzate e ci costringeranno a comprare l’ennesimo inutile prodotto per anestetizzare i nostri dolori, colmare temporaneamente i nostri vuoti esistenziali,  completare momentaneamente la nostra incolmabile incompletezza.

Cari italiani e care italianesse, faccio seguito a un appello che già il Maestro Persone che pubblicano canzoni impegnate e non ne capiscono il significato aveva a suo tempo lanciato: ignorate, ignorate, ignorate. Non date cibo per l’ego di questa gente, piantatela di commentare, di piazzare “reactions” sotto le pagine dei quotidiani “mainstream”, smettetela di fare i morti di fica sotto le foto di Manuela, che sfodera la sua quarta di seno a Gallipoli e cita la Merini perché, oh, “non sono un oggetto, ho anche un’anima”.

Non commentate neppure questa pagina, non mettete nessun “Mi piace”.

Anzi, già che ci siete, segnalatela pure.

Emancipazione Femminile

Rido sempre in maniera sguaiata quando mi capita di entrare in contatto con alcune di voi, nostalgiche del passato, degli antichi valori in cui prevaleva un senso di comunità, di supporto vicendevole, che si contrappone a un percepito individualismo sfrenato dei giorni nostri. Cari utenti e care utentesse, ahimè, il passato appare sempre più dolce e più rassicurante del presente e la nostalgia è proprio la leva su cui generalmente i regimi autoritari fanno leva. Davvero siete convinte che un tempo si vivesse meglio, e mi riferisco anche a noi donne, che ce la cantiamo e suoniamo da sole con la retorica femminista, quando siamo esattamente uguali a quelle frustrate delle nostre madri, soprattutto quando ci trasformiamo nel loro esatto opposto, convinte di esserci finalmente emancipate, quando in verità detestiamo con tutto il nostro cuore quella vecchia befana di cui però non possiamo fare a meno perché elemosiniamo il suo amore e contemporaneamente siamo in perenne competizione con lei, che invidia la nostra giovinezza e freschezza e ci insegna a diffidare delle altre donne, motivo per cui anche se qui su questa fogna di rete sociale ostentiamo il legame con le nostre “sorelle”, in verità vi è tutto un patetico sottobosco di rivalità logoranti, finalizzate alla contesa, non necessariamente concreta, intendiamoci, alle attenzioni dell’uccellone di turno? Tutto questo è alquanto squallido e la dice lunga sul fatto di quanto noi donne non vogliamo ammettere a noi stesse quanto siamo sole e disperate, circondandoci di presunte amiche pronte ad accoltellarci alla schiena per un’invidia mai ammessa che rende le nostre vuote esistenze un vero inferno.

Insomma, care utentesse, volete emanciparvi davvero? Piantatela di confrontarvi con la patetica ape regina di turno, liberatevi di quella palla al piede di vostra madre, risparmiando una suocera a quel poveraccio che avete sposato solo per mantenere lo status quo e non per amore, prendetevi la responsabilità della vostra vita e siate veramente voi stesse.

Non lo farete mai in realtà, ma nella vita non si sa mai. Una su mille ce la farà, cantava qualcuno.