Genitorialità Sana

Nel mio navigare tra altri “blogs” e pagine più o meno blasonate nell’ambito delle reti sociali più note, mi capita talvolta d’incappare in autori e autoresse che raccontano della propria esperienza di genitori, delle ansie e delle preoccupazioni tipiche di chi si ritrova quotidianamente, o si ritroverà a breve, a dover intraprendere il mestiere più difficile del mondo. Posso ben capire lo stato d’animo di costoro: come ben sapete, sono madre e padre di due bellissimi bambini, e vi posso assicurare che anche alla sottoscritta tocca convivere con un carico emotivo che ai tempi delle superiori, i tempi in cui ero l’ape regina del Liceo, gli anni in cui mi circondavo del mio harem di mezzi uomini con al fianco la fedelissima e scodinzolante Mariarita, non avrei mai sospettato di dover affrontare.

Credetemi, tra le varie ansie che noi madri ed eroine multitasking del terzo millennio ci troviamo ad affrontare vi è quel costante senso di inadeguatezza, quel timore di non essere perfette agli occhi dei nostri figli, quella paura di non farcela, quei momenti in cui l’anima si fa cupa e le nostre fragilità e i nostri conflitti irrisolti riemergono con prepotenza, quegli attimi in cui non vogliamo che i nostri figli percepiscano tutto questo, quei momenti in cui facciamo di tutto per non scaricare addosso alle nostre creature il male di vivere e il dolore che ci portiamo dentro, noi donne trascurate da padri assenti e da madri narcisiste e invidiose, legate a uomini ignavi e privi di cuore e spina dorsale che abbiamo sposato accecate da chissà quale abbaglio, ma la loro stupidità ci torna utile per sentirci migliori di loro, ben sapendo che il loro ruolo all’interno della famiglia è ormai totalmente marginale, ma per fortuna la società ha finalmente capito la nostra reale superiorità e non c’è cosa più grande dell’amore e della riconoscenza che un figlio può provare nei nostri confronti, l’amore più grande che esista, un amore totalizzante che nessun elemento di disturbo esterno dovrà osare turbare, affinchè questo legame duri in eterno rendendo la famiglia nucleare un blocco monolitico inscalfibile che non consenta più alcun progresso, alcun passo in avanti, nessuna ulteriore evoluzione dell’umanità.

Fatta questa premessa, cari utenti e care utentesse, con il mio solito fare sculettante e malizioso, ci tengo a chiarire una volta per tutte quello che penso in merito a tutte queste psicociancie che si trovano in rete, in merito a come essere dei bravi genitori e come costruire dei rapporti solidi con i propri figli. Ci terrei, nello specifico a fornire un punto di vista alternativo, che forse si discosterà leggermente da quanto affermato dal cosiddetto “mainstream”, ma naturalmente cercherò di esprimere la mia opinione in maniera delicata e attenta a non ferire l’altrui sensibilità.

Cari genitori e care genitoresse, se i vostri figli vi amano, vi adorano, vi considerano i vostri migliori amici, tutto questo è degno certificato di garanzia del vostro totale fallimento. Avete incatenato i vostri figli per sempre al vostro fianco con l’arma del compiacimento e della seduzione, non consentendo loro di fare esperienza, di attraversare il dolore, di capire quanto voi facciate realmente schifo affinchè acquisiscano quella puntina di disincanto che serve ad affrontare il mondo con un sano realismo per entrare finalmente nel mondo degli adulti. Siete responsabili per aver messo al mondo dei mediocri che saranno perennemente terrorizzati dal mondo esterno, schiavi del vostro compiacimento e del compiacimento altrui.

Ecco perché questa mia missiva vuol essere un elogio ai genitori di merda. Mi riferisco ai padri assenti e scorbutici che umiliano i figli maschi, alle casalinghe sessualmente frustrate e ciccione che si alleano con i figli contro i mariti gettando tonnellate di merda su quest’ultimo, alle insegnanti isteriche che tirano ciabatte contro la loro prole, a quei papà distratti e pelandroni che passano il tempo sul divano, ma i migliori sono senza dubbio i genitori depressi e alcolizzati che costringono i figli a prendersi cura di loro. Loro sì che sono i migliori di tutti, grandissimi, porca troia!

Sapete perché vi dico questo? Le persone più interessanti che ho conosciuto, più realizzate, più sincere, più autentiche, più “individuate”, per non parlare dei grandi artisti, vengono tutti da famiglie problematiche, da genitori terribili che sono stati capaci di farsi detestare dalla loro prole che se l’è data a gambe da quei pazzoidi frustrati figli di buona donna, andando a conoscere il mondo, ricevendo stimoli nuovi e utilizzando quella rabbia come motore per lasciarsi alle spalle il passato e costruire qualcosa di proprio.

Per cui, cari utenti e care utentesse, se avete prole, il mio consiglio non richiesto per fare il loro bene è il seguente: trattateli male, quei piccoli rompipalle dei vostri pargoli, rompetegli i coglioni ed esasperateli con le vostre nevrosi fino a quando non vi urleranno addosso il loro schifo nei vostri confronti e vi daranno il ben servito. Fuggiranno da quella galera della vostra casa e troveranno il loro posto nel mondo, felici e realizzati.

A quel punto, ormai colmi di esperienza, saggi e maturi, vi perdoneranno e voi non potrete che essere fieri di quanto avete fatto, con i vostri limiti e la vostra pochezza, che in fin dei conti appartiene a noi tutti.

O no?

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