Mi chiedo per quale motivo tantissimi di voi si ostinino ad augurare buona Pasqua a chi vi circonda. A prescindere dalla fede di ognuno, questo augurio è un invito alla rinascita e al rinnovamento, totalmente fuori luogo da parte vostra, possessori di facce perennemente da morti, che a guardarle viene in mente solo il venerdì Santo e la commemorazione dei defunti, o per meglio dire “il giorno dei morti”. Ecco, vi guardo in faccia e vedo un perenne due novembre, senza alcuno scampo e via di fuga.
Davvero, posso anche augurarvi buona Pasqua, ma non avete alcuna speranza di resurrezione dalla vostra non vita, altro non siete che barche rimaste nel porto a consumarsi, mentre là fuori il mondo è pieno di opportunità e di treni che avete perso e che perderete ancora, ancora, ancora, fino a quando il tempo non sarà scaduto e in quell’ultimo istante la vostra intera non vita vi si parerà davanti e un acuto senso di rimpianto vi coglierà e vi perseguiterà in eterno.
Sarà questo il vostro inferno, un’eterna amarezza spesa a compiacere gli altri, schiavi del giudizio altrui, buoni cittadini repressi, cristallizzati nei loro ruoli che camminano appoggiati alle stampelle della loro autostima di cartapesta, identità fatte di castelli di carta pronti a crollare al primo soffio di vento.
Va bene, mi sembrava giusto scuotervi un po’, per iniziare bene la giornata, dopo una colazione ricca di fibre.