Casini Presidente della Repubblica

Ho i capezzoli turgidi e gonfi di desiderio come ai tempi delle superiori, gli anni in cui presi una cotta per Thomas, il capellone bello e dannato della quinta E. Davvero, cari utenti e care utentesse, non avete idea dell’ardore che mi cagiona l’elezione del Presidente della Repubblica. A questo proposito, mi sovviene una delle mie consuete, profonde, quanto inutili riflessioni: il termine “Democristiano” è sovente adoperato con accezione negativa, a voler indicare un politicante bollito e cerchiobottista, una sorta di mummia ripescata dalle sordide cantine della Prima Repubblica. Bene, mi sento di essere la prima a voler rimuovere questa iniqua etichetta affibbiata a coloro che appartennero a uno dei più gloriosi partiti della storia d’Italia. In fin dei conti, noi tutti, nel corso della nostra evoluzione, del nostro cammino di vita, sia individualmente, che collettivamente, tendiamo al ricongiungimento degli opposti, divenendo al contempo buoni e malvagi, saggi e ingenui, coraggiosi e pavidi, estroversi e introversi, insomma, per dirla evangelicamente, teneri come colombe e astuti come serpenti.

Bene, la Democrazia Cristiana rappresenta tutto questo, un archetipo junghiano, un traguardo assoluto a cui tutti inevitabilmente tendiamo. A titolo d’esempio, guardate che manica di smidollati sono divenuti i Cinque Stelle. Vi ricordate i tempi in cui Alessandro Di Battista strepitava nelle piazze contro “la casta”, quando all’opposizione litigava con Speranza invitandolo a tagliarsi lo stipendio? O ancora, guardate che razza di passerina secca è diventata quella monella di Salvini, sempre pronta al compromesso e a sedersi al tavolo delle trattative, dopo aver smesso di sbraitare contro gli immigrati clandestini, sapendo che il Covid-19 è stato molto più efficace nel bloccare gli sbarchi, o forse, quanto meno, ha costretto i nostri amici giornalisti a cambiare argomento, dato che, ahimè, sono loro a decidere che cosa dobbiamo pensare, quali sono le priorità che dobbiamo dare quando discutiamo in sala mensa con i nostri colleghi o siamo qui sulle reti sociali a schierarci in queste eterne battaglie tra il bene e il male del momento, costruite a tavolino per distrarci, mentre dietro le quinte chi comanda il vapore fa il bello e il cattivo tempo a nostra insaputa e muove gli ingranaggi di un sistema complicatissimo che nessuno di noi sarà mai in grado di comprendere.

Insomma, per farla breve, Pierferdinando Casini è l’unico Presidente della Repubblica possibile. Non sto più nella pelle, non vedo l’ora che la maggioranza dei grandi elettori sancisca l’unico verdetto possibile e che il nostro Pierferdy salga al Quirinale, con il suo capello brizzolato, il suo incedere giovanile, ma al contempo maturo, pronto a fare da arbitro, a mettere pace con il suo fare accattivante e con i suoi occhietti moderati e centristi.

Per concludere, lasciate perdere i piselloni e la fica, fate il tifo con me per il nostro amico Pier.