Che sai di me, che ancora non conosco,
o tu, che spingi forte sul mio petto,
che stringi le tue mani al collo, stretto
in una morsa che fa tutto fosco?
Rimani occulto nel mio sottobosco
e spesso, pare quasi per dispetto,
appari, sol per farmi uno sgambetto
e indossi un manto nero, alquanto fosco.
Eppure so che debbo darti ascolto,
o demone, ché porti verità
a me, che tanto a lungo t’ho ignorato;
è l’ora che si chiuda col passato,
nel quale forse fuggo per viltà,
fingendo d’esser saggio essendo stolto.