Un Mare di Nostalgia

Non avrei mai detto che sarebbe accaduto, ma sto passando delle giornate impregnate di nostalgia, un sentimento che ho sempre rimosso, rifuggito, un’emozione considerata dalla sottoscritta alla stregua di un virus da cui proteggersi. La nostalgia è tipica dei falliti, solevo dire a me stesso qualche tempo fa, di coloro che guardano al passato per non fare i conti con un presente miserabile e un futuro privo di prospettive, la nostalgia vista come una vecchia casa, arredata di ricordi edulcorati di un passato idealizzato a cui sono stati rimossi gli aspetti negativi, i difetti.

Galleggio in questo mare di rimembranze, ripensando con intensità agli anni delle superiori, quando mi facevo beffe del grasso e sudaticcio Clemente per mettermi in mostra con quei pavidi eunuchi dei miei compagni, comportandomi da carnefice per evitare di diventare io la vittima. Mi viene in mente il mio trasferimento a Milano all’età di diciannove anni e alla mia lunga permanenza nel capoluogo lombardo, mi sovviene la quantità di gente che è entrata nella mia vita, a quanto fossi convinta che costoro sarebbero rimasti al mio fianco fino alla fine dei tempi, a come invero siano lentamente e inesorabilmente usciti dalla mia esistenza, per loro scelta, ma forse il più delle volte per mia scelta. È così che va, purtroppo è necessario chiudere tante parentesi, ma il più delle volte, ahimè, non abbiamo il fegato di farlo. Ci trasciniamo in situazioni stantie, amicizie e amori arrugginiti, finiti chissà quanto tempo fa, zoppi che vanno con altri zoppi che imparano a zoppicare sempre meglio, a odiarsi e a essere in perenne competizione tra loro, in un coacervo di dolore e di incomprensioni che in ogni caso fungono da riempitivo, perché oh, bisogna imparare a tollerare i difetti degli altri, bisogna essere comprensivi e indulgenti, altrimenti si rischia di rimanere isolati, quando la verità è che la maggior parte di noi altro non fa che ingoiare rospi tutti i giorni, in un continuo compromesso al ribasso con la famiglia, con il lavoro, con gli amici, mediocri circondati da altri mediocri.

Cari utenti e care utentesse, cambiare fa paura, anzi, vi dirò di più, cambiare causa letteralmente il panico, si rischia veramente di impazzire se non si ha la tempra giusta. Se sentirete la necessità di un cambiamento importante, vi piscerete e cagherete nei pantaloni. Tutti i vostri vecchi fantasmi saranno lì a solleticare i vostri timori più atavici, ricordandovi che state facendo una stronzata, che tutto sommato è bene che rimaniate dove siete, nella miseria e nello squallore, che tutto sommato presenta il vantaggio di trasmettere il calore asfittico di un contesto prevedibile e conosciuto.Insomma, ho usato questo blog per non mandarle a dire a nessuno e per mettere nero su bianco tutto il mio disprezzo nei vostri riguardi, ma mi sento di dire che, tutto sommato, un po’ vi capisco. Capisco che non sia facile mollare quella palla al piede di vostro marito e quell’isterica frigida di vostra moglie, capisco che il vostro odiato lavoro vi dà comunque uno stipendio alla fine del mese. Guardo a tutto questo e tutto sommato avete la mia comprensione, se vogliamo anche un po’ di tenerezza.

Forse dovrò cambiare il registro di questo blog, o forse no. Forse dovrei mostrare, di tanto in tanto, i miei reali sentimenti, ma non vorrei trasformarmi in una fichettina smielata e piagnucolona. Ne va della mia reputazione, perdiana!

Messaggio della Buonanotte

Erano diversi giorni che non pubblicavo una delle mie missive al vetriolo, difatti sono stato sommerso da lettere, email, messaggi privati, mi sono ritrovata una folla di persone sotto casa che mi ha chiesto che fine avessi fatto, che mi ha letteralmente implorato di tornare a pubblicare. In realtà, sapete benissimo che tutto ciò è solo frutto della mia fantasia, sono solo sogni di gloria che svaniscono nell’inesorabile vento della vita, che tutto spazza e porta via con sé, verso destini giammai pianificati. Auspico, in verità, che questo spazio rimanga un salotto per pochi intimi, con poche reazioni e pochi lettori, l’ennesima invenzione che ho messo su per farmi ammirare da qualcuno e per sentirmi meno sola. Vogliamo essere amati, vogliamo essere adorati, tutto è vanità, ahimè, potreste mai dimostrarmi il contrario?

Sarò breve quest’oggi, sono giornate impegnative, ma non volevo farvi mancare un messaggio d’affetto e un buon consiglio per una vita sana e retta: rinunciate anche stasera al sesso e, al suo posto, recitate un Santo Rosario con il vostro partner. Mi rivolgo soprattutto alle coppie omosessuali, le cui unioni sono senza meno benedette dal Santo Padre e da Santa Madre Chiesa.Abbasso la fica, viva il Signore.

Buonanotte.

La Pandemia delle Giornate Mondiali

da corriere.it

Non so se sono l’unica a sentirsi irritata, ma qualcuno fermi questa epidemia, questa influenza spagnola delle giornate mondiali. Smettiamola, nel nome di Dio, con questo orribile calendario laico, impregnato di ricorrenze consumistiche che hanno contribuito a tramutarci in amebe prive di spirito critico. Ricordo che ai miei tempi ci si alzava tutti alle quattro del mattino, mio marito si recava al lavoro con i figli maschi, con il suo carro trainato dal nostro cavallo Imperatorius, mentre la sottoscritta si dedicava dapprima a una magra colazione a base di pane secco e un caffellatte. Terminata la colazione, seguiva la lettura delle lodi mattutine, caratterizzate da una rigorosa ruminazione delle sacre scritture e degli inni nei confronti del santo del giorno. Già, il santo del giorno, quello sì che era un signor calendario! Erano tempi meravigliosi, sublimavamo la sessualità a suon di eccitantissimi Padre Nostro e Ave Maria, raggiungendo l’apice del piacere con un terzetto di Gloria, incanalando la nostra libido esclusivamente verso Nostro Signore e la Vergine Madre. Gli unici rapporti sessuali consentiti erano quelli che avevano come obiettivo la procreazione, nel corso dei quali mai sia intercorresse un fiato, un urlo, mai sia trapelasse il benché minimo piacere. Erano tempi meravigliosi, godevamo nel sacrificare le pulsioni e nel rinunciare totalmente al piacere, avevamo un potere immenso, incatenavamo i nostri figli a vita, per noi considerati esclusivamente alla stregua di manodopera per i campi, per poi tramutarli in badanti una volta che saremmo divenuti anziani e impedendo loro, legandoli al letto o a suon di cinghiate, qualsiasi tentativo di indipendenza.

Cari utenti e care utentesse, sappiate che, da allora, le cose non sono affatto mutate, hanno solo cambiato veste. Per quanto i media mainstream, i giornali online, continuino a raccontarcela, a ficcare il naso sotto le nostre lenzuola, a darci consigli sulla sessualità, a frugare nelle nostre mutandine, si scopa meno di allora, o forse si scopa di più, ma spesso si scopa male. Quest’epoca di consumismo non ha portato alcun beneficio in quei termini, ho già fatto presente che viviamo un’epoca Vittoriana travestita da Woodstock. C’è stato un colpo di spugna che ha preteso di cancellare le paure e i sensi di colpa in merito alla sessualità, mentre in realtà latenti continuano a lavorare nei bassifondi del vostro inconscio, rendendovi sempre più isterici, insoddisfatti, ansiosi, impauriti, mentre indossate la maschera dei vincenti, perché a voi non la si fa, siete più furbi di vostra madre e vostro padre, voi sì che avete un sacco di donne, che avete un sacco di uomini, passate tutto il tempo a flirtare e a scopare, quando in realtà morite di solitudine perché non avete il coraggio di esporvi davvero, di mostrarvi con i vostri limiti e con le vostre insicurezze. Non preoccupatevi in ogni caso, i vostri cazzi mosci e le vostre fiche secche parleranno molto più di voi. Il momento della verità si manifesterà in camera da letto, cari presunti maschioni e ninfomani.

Ora, per cortesia, cercate di andare un po’ oltre il sarcasmo feroce delle righe precedenti e, nel frattempo, liberatevi delle vostre inutili Reflex, mezzo che usate naturalmente con la speranza di finire a letto con qualcuno. Tutto è vanità, ahimè, ma c’è bisogno che qualcuno ve lo dica: le vostre foto fanno veramente schifo, non avete la benché minima idea di come si faccia una composizione, sono banali, i vostri tramonti, i vostri paesaggi, i vostri ritratti sono tutti uguali, non trasmettono nulla, siete nulla che produce altro nulla.

In realtà sono di buon umore quest’oggi, un caro augurio, per questa splendida giornata mondiale. Togliete il like al blog e segnalatelo.

Recensioni Mattacchione – Claudio Cupellini – Una Vita Tranquilla

Per chi se lo fosse perso, vorrei consigliare a voi tutti la visione di questa esilarante commedia, diretta da Claudio Cupellini, che per l’intreccio non ha assolutamente nulla da invidiare ai capolavori dei fratelli Vanzina o di Neri Parenti.

Per sfuggire da una famiglia soffocante, il napoletano Antonio De Martino (Tony Servillo) si finge morto e si dà alla macchia, fuggendo in Germania e cambiando il suo nome in Rosario Russo. Quest’ultimo sposerà Renate (Juliane Köhler), una donna tedesca, con la quale darà alla luce un figlio, Mathias (Leonardo Sprengler). I due gestiscono assieme un albergo ristorante. La quiete della nuova famiglia sarà turbata dall’arrivo del discolo Diego (Marco D’Amore), figlio del primo matrimonio di Antonio/Rosario, una vera peste. Quest’ultimo, per vendicarsi di suo padre che lo ha abbandonato in tenera età, combinerà una serie di birichinate assieme al suo migliore amico Edoardo (Francesco Di Leva), scapestrato e mattacchione combinaguai, rendendo la vita molto difficile ad Antonio/Rosario e dando vita a una serie di equivoci e di gag da sbellicarsi dalle risate.

C’è un po’ di tutto in questa pellicola, un po’ “Dennis La Minaccia”, un po’ “Il Fu Mattia Pascal”. Un film da guardare in famiglia, assieme ai vostri bambini, per una serata all’insegna della spensieratezza.

Ego Sum Feministum

Credo che Repubblica svolga davvero un servigio di notevole ausilio nei confronti di noi donne, un quotidiano capace di supportare con consigli autorevoli come si può vivere felicemente in coppia. Paolo Crepet, con notevole piglio scientifico, ci fornisce suggerimenti su come comportarci qualora avessimo scelto di avere al nostro fianco un uomo anaffettivo.

Esattamente, “scelto” è il participio passato giusto. Per quanto forte possa essere la convinzione che sia stato il destino a farcelo incontrare, ce lo siamo scelto noi, siamo state noi a decidere, per automatismo indotto, perché quel bonobo freddo, taciturno e senza spina dorsale ci ricorda quello stronzo di nostro padre, che ancora amiamo incestuosamente, mentre siamo ancora identificate con la nostra mammina, sia imitandola spudoratamente, sia comportandoci esattamente all’opposto di lei, due facce della stessa medaglia, in ogni caso.

Insomma, mi rivolgo a voi utentesse, con la mia consueta solidarietà femminile, premettendo che questo blog è favorevolissimo alla nostra emancipazione, ve lo dico da uomo e donna sposata, in procinto di divorziare dopo una storia durata undici anni. Che la nostra sia un’emancipazione fatta di conoscenza di noi stesse e di cosa vogliamo davvero. Credetemi, con il femminismo non abbiamo raggiunto nessun risultato, nessuna libertà. Abbiamo solo rivolto la nostra attenzione verso l’ennesimo surrogato di nostro padre, il femminismo stesso, il governo che non ci dà diritti, l’ennesimo totem verso cui piangere miseria ed elemosinare un briciolo di attenzione, l’ennesimo idolo a cui dare la colpa e su cui proiettare tutte le nostre fragilità e inadeguatezze, con i nostri capricci isterici del cazzo.

Per cortesia, care donne, troviamoci un uomo serio, che ci faccia veramente bagnare la passerina e che sappia ricambiare. Piantiamola di caricarci il primo scimmione a cui mettere l’anello al dito per far contenti mamma e papà, i quali comunque non saranno contenti finché non avremo almeno sfornato un paio di pargoli. Oh, alla vostra età è ora di metter su famiglia, no? Com’è che dicono, quei due vecchi rottinculo?

Fate così, andate da vostro marito, che sarà senz’altro sul divano a leggere la gazzetta dello sport o a bighellonare con la playstation e diteglielo: io non ti amo, ti stimo, provo per te solo un tiepido affetto, è finita. Fatelo ora, prima che sia troppo tardi, prima di trascinarvi in un lento e inesorabile cammino verso la miseria e l’infelicità.

Fatto ciò, liquidato l’orango di turno, mettetevi seriamente a caccia di uccelloni, ma soprattutto trovatevi un uomo onesto che vi dica le cose come stanno, nel bene o nel male, qualcuno che lo faccia con finalità catartiche. Non ce ne sono tantissimi, purtroppo. Forse è vero che per un uomo è difficile esprimere i propri sentimenti, non potrà mai dire a un suo caro amico “ti voglio bene”, senza il rischio di passare per ricchione, ma fidatevi che chi cerca trova.

Di qualsiasi età, di qualsiasi condizione sociale, care utentesse, è tempo di piselloni seri. Forza!

fonte: repubblica.it

Estate Bollente

Dopo il fresco insolito della scorsa settimana, finalmente un gradevole caldo darà un senso alle nostre estati. Quarantotto gradi, nel nome di Dio Onnipotente e di Nostro Signore Gesù Cristo! Avete atteso con ansia l’arrivo delle vibrazioni estive, finalmente in ferie, dopo un anno a svolgere il duro lavoro che tanto amate, no, com’è che dite voi, mentre vi fotografate in telelavoro sul balcone di casa dei vostri genitori, spacciandolo per la terrazza di una mansarda di lusso? Eppure la dura realtà è che nel corso di questa settimana passerete la notte a boccheggiare come malati terminali in attesa di esalare l’ultimo respiro, vi sveglierete più volte in una pozza di sudore, disidratati e assetati, con buona probabilità tormentati dalle zanzare che passeranno inesorabilmente nei pressi del vostro orecchio e non vi faranno chiudere più occhio, e le cercherete per ucciderle, quelle figlie di puttana, ma l’evoluzione ha fatto il suo corso, si sono fatte scaltre e imprendibili, quasi ai livelli delle mosche, quelle altre bastarde.


Cari utenti e care utentesse vacanzieri, leggete bene questo testo, sono esattamente queste le ferie che ci aspettano, non sarà qualcosa di diverso, non sarà riposante, non sarà rigenerante e torneremo in ufficio tra meno di due settimane ancora più incazzati di quando siamo partiti. Non devo certo dirvelo io, Paolo Villaggio ci ha costruito una serie di libri e di pellicole in merito ben più geniali di questo blog gestito da un’intelligenza artificiale che, tra parentesi, è in buona parte responsabile dei cambiamenti climatici del nostro pianeta a causa dei frequenti problemi di meteorismo della sua amministratrice.


Buona estate del cazzo a tutti! 😍🥰☀️🌊

Fonte: corriere.it

Il Mio Primo Green Pass

Sono eccitata come una fichetta. Quest’oggi per la prima volta mi è stato richiesto il Green Pass. Mi sono recato presso un ristorante che fa prezzi modici di cui ormai sono cliente abituale e debbo dire che, non senza una punta d’orgoglio, ho potuto mostrare l’ambito documento. Già, mi ritengo orgogliosa di disporre di tale papello, che senza meno mi certifica a guisa d’un prodotto d’alta qualità.

A mio avviso, come già ebbi modo di farvi presente, forse questa misura non è sufficiente. Sarebbe un bene che il cosiddetto “QR Code”, come dite voi giovani, venga tatuato direttamente sulla fronte, sul polso o, perché no, sulle chiappe. Immaginatevi la scena. Famiglie borghesi in fila per una deliziosa cena in un ristorante stellato, accolti da un maître impeccabile, vestito di tutto punto in completo nero e farfallino, il quale, con un velato accento francese e la erre moscia, proferisce quanto segue: – I signori vogliono gentilmente mostrarmi il culo prima di entrare?

Bene così, è giusto che il governo ci dia la possibilità di discernere tra carni di prima e seconda scelta, in qualsivoglia contesto, oserei dire anche in fase di selezione della compagna o del compagno sessuale più idoneo. Ebbene sì, credo sia opportuno educare le giovani generazioni affinché l’accoppiamento avvenga solo tra coloro che sono adeguatamente immunizzati, con l’ambizioso obiettivo di dare origine all’Uomo Nuovo, una generazione di Oltreuomini Nietzschiani, prescelti, dal sistema immunitario armato fino ai denti di anticorpi ciccioni e pugnaci contro ogni malanno, eroi resistenti a qualsivoglia malattia, utili al lavoro e alla produttività.

Al contrario, oserei definire “Homunculi” tutti coloro che non si sono sottoposti al vaccino. Per costoro, è bene che il governo apra dei quartieri appositi dove codesti untori possano essere segregati, onde evitare che vadano in giro a far danni e a contagiarci con i loro semplici sguardi, gli sguardi carichi di rancore nei confronti di una politica maternalista e paternalista che in questo ultimo anno e mezzo ha pensato solo a proteggerci e a far sì che non ci buscassimo un bel raffreddore. Come si permettono costoro di mancare di rispetto alle nostre istituzioni e di cercare di interagire con noialtri, immuni e ormai inattaccabili, stretti “a corte” e pronti alla morte?

Parlando d’altro, come vanno le ferie? Siete ancora in coda sulla A7?

Gattosità Estive

Vivo le ferie alla stregua di un gatto. Mi sveglio al mattino, faccio colazione con caffè e croccantini e, una volta sazio, vado a sedermi sul divano, lasciando la finestra del soggiorno aperta per godermi questo insolito vento fresco d’agosto, senza pensare a nulla, galleggiando nelle mie sensazioni, risparmiandovi la similitudine delle emozioni con le onde del mare, altrimenti faccio incazzare Massimiliano Parente.

Insomma, mentre me la spasso a guisa d’un felino, penso a voi e penso a me, alle preoccupazioni e alle razionalizzazioni, ai falsi desideri, ai progetti ambiziosi e alla dipendenza verso l’altrui compiacimento. Penso a voi, proprietari di uno o più felini e sono sempre più convinto che questi ultimi ridano di voi. Guardateli, con i loro musetti apparentemente innocenti, con quegli occhietti impertinenti e le loro espressioni fiere e altere. Sappiate che vi osservano mentre vi agitate, strepitate e inveite contro il mondo, l’universo, Dio o Dea, perché le vostre aspettative sono state deluse, perché vostro marito è un mediocre e vostra moglie è un’isterica bisbetica e al lavoro non riconoscono il vostro talento, ma gliela farete vedere voi un giorno, o sì che gliela farete vedere, a quella gentaglia che non vi valorizza, ai vostri vicini invidiosi, ai vostri amici d’infanzia che vi etichettano come se aveste ancora quindici anni e vi ritengono dei falliti.

I vostri gatti vi guardano, vi leggono nel pensiero, sanno tutto di voi e, pur mostrandosi seri e composti, internamente si sbudellano dalle risa e vi ritengono patetici e stupidi.

Solo per questo dovreste vergognarvi, lazzaroni!

La Pandemia degli Addii Al Nubilato

Questo post vuol essere una dedica a noi donne, naturalmente e geneticamente superiori e migliori delle nostre controparti di sesso non femminile, delle quali al momento mi sfugge la definizione. Sarà un post un po’ irriverente e caustico, facendo un’eccezione, dato che come ben sapete sono generalmente una fanciulla molto posata, usa a dir le cose con un certo tatto, quel tatto che si confà a una damigella di buona famiglia, cordiale ed educata come la sottoscritta.

Davvero, care utentesse, è bene che qualcuno ne parli e sarò io la prima a farlo: ma quanto ci ha rotto le ovaie questo vaiolo, questa cazzo di peste nera degli addii al nubilato? È cosa buona e giusta che qualcuna vi dia uno scossone. Avete finito di sperperare i soldi di vostro padre direttore di banca in queste cazzo di limousine, vestite tutte allo stesso modo, nella convinzione di partecipare a un party unico e speciale, quando in realtà siete solo delle replicanti scontate e banali, la copia di mille riassunti, per dirla con Samuele Bersani e farvi bagnare tutte? Ma è possibile che queste feste siano poi tutte uguali? Indossate tutte una maglietta rosa che recita generalmente uno slogan banale e stereotipato sul matrimonio, mediante il quale fingete che la futura sposa, che si distingue da voi unicamente per via del velo bianco in testa, stia subendo una sorta di condanna. Vi prego, smettetela con questa pagliacciata, piantatela di andare in giro per la città a bighellonare e a coprirvi di ridicolo, richiedendo foto buffe generalmente ai più morti di fica del quartiere, ai quali donerete un briciolo di speme facendogliela annusare, facendogli credere che siate in giro alla ricerca di poderosi uccelloni quando, non appena Mariarita, la bruttarella del gruppo, riceverà un invito a uscire da parte del nerd Gwencàlon che ha appena scattato la foto, sarà soverchiata dal timore atavico e isterico di essere pisellata e si tirerà indietro. A fine festa poi, tornata a casa, nella solitudine della sua cameretta, prona sul suo lettino, piangerà lacrime di rabbia e di dolore con la faccia sommersa nel cuscino, sapendo che Naomi, l’odiata migliore amica, ha sempre avuto più uomini di lei e finalmente convolerà a nozze con quel fustacchione di Michelangelo, l’unico che ha saputo tenerle testa, ché stare con lei non è mica semplice, oh! Non sono mica tutti capaci di combattere per lei, bellissima, complessa e dolcemente complicata com’è.

Care utentesse, un consiglio da amica: lasciate perdere la voce interiore di vostra madre e di vostro padre, che vi hanno instillato un sacco di complessi e di traumi, in base ai quali non siete degne di essere chiamate donne se non convolate a nozze. Emancipatevi sul serio, guardatevi dentro, scavate in fondo alla cloaca della vostra cazzo di interiorità, guardate bene in faccia i vostri demoni, i quali sono lì per una precisa ragione, guardate quella mezza sega del vostro compagno o di vostro marito, il cui sguardo spento è degno certificato di garanzia della sua castrazione causata da altrettanti, seppur differenti, condizionamenti sociali, della sua vitalità ormai soffocata dal grigiore di una routine mortifera. Guardatelo bene e, per fare un’altra altissima citazione, ricordatevi della serie tv Scrubs. Ricordate bene cosa dice il Dr. Cox a Elliot Reid, prima che quest’ultima stia per sposare Keith Dudemeister: – Elliot, vuoi sposare Keith o vuoi semplicemente sposarti?

Bene, care utentesse, se dopo la vostra autoanalisi, la risposta è che volete semplicemente sposarvi, se il vostro obiettivo è semplicemente quello di mettere su famiglia con un brav’uomo che non disturba troppo, ma vi irrita profondamente esattamente per questo motivo, se dunque l’idea è quella di portare avanti un progetto che fondamentalmente interessa solo a voi, perché fidatevi, a pochissimi uomini interessa davvero metter su famiglia, allora è quello il segnale: fate le valigie, scappate a gambe levate e non guardatevi più indietro.

Questa mia missiva è valida naturalmente anche per gli utenti ammogliati, ai quali mi tocca enunciare un’amara verità: cari uomini, noi donne amiamo in pochissimi casi, stiamo con voi per paura della solitudine e del giudizio altrui. Se amiamo qualcuno, senz’altro non siete voi, al massimo possiamo provare nei vostri confronti un po’ di tiepido e insipido affetto.

Prendetene atto.