
Ecco giunte le agognate vacanze: oh, finalmente! È giunto il momento di lasciarsi alle spalle le preoccupazioni di carattere professionale. Mi ci vedo, vi ci vedo, non vedete l’ora di terminare l’ultima riunione, timbrare quell’ultimo cartellino, uscire dall’ufficio o da ovunque vi troviate, voi “smartworker” e nomadi digitali, a sbrigare le vostre faccende lavorative, pronti ad accogliere il senso di liberazione, la felicità donata dall’illusione che per due o tre settimane sarete liberi.
Eppure, che strano, qualcosa si affaccia alla mente, siamo in ferie, cazzo, dov’è quella promessa di gioia, di felicità che tanto aspettavamo e speravamo giungesse? Cari utenti e care utentesse, da nessuna parte. Adesso il lavoro non occupa più la vostra mente, non avete più una scusa per lamentarvi del vostro capo ruffiano, del vostro collega ambizioso e cocainomane Ilario, del fatto che voi, talentuosi professionisti poco apprezzati, meritiate di più, meritiate gloria, riconoscimento e promozioni senza aumento di stipendio. In pratica, non avete più lamentele da utilizzare come arma per soffocare i vostri demoni i quali, una volta a mente libera, emergeranno con prepotenza, verranno nuovamente a tormentarvi, a ricordarvi di quanto siate insoddisfatti e scontenti, di quanto vi fa incazzare vostra suocera, di quanto sia invadente vostra madre, di quanto sia piccola la vostra casa, di quanto il vostro matrimonio zoppichi, di quanto siano deluse le vostre aspettative, di quanto, in pratica, sia mediocre la vostra vita, pur nella convinzione di essere migliori degli altri e che sì, un giorno ce la farete a essere felici. In fondo siete resilienti, non mollate mai, cazzo, siete dei veri combattenti, eroi ed eroine del ventunesimo secolo!
E allora, suvvia, non bisogna pensare a tutto questo, bisogna pianificare le ferie, Dio buono! Avete fatto le valigie? Avete pulito casa? Avete preso le chiavi? Avete chiuso il gas? Avete spento il frigorifero, cavolo bisognerà sbrinarlo almeno due volte all’anno, no? Ed eccovi in auto, mentre fremete, in attesa di recarvi in spiaggia, consapevoli che in circa un paio d’ore raggiungerete finalmente la Liguria, carichi di aspettative. State tranquilli, le cose andranno esattamente come ve le siete immaginate, la realtà coinciderà in ogni minimo dettaglio con lo scenario che avete dipinto nella vostra mente, quello scenario che vi serve a soffocare il vostro dolore, che non avete alcuna voglia di guardare in faccia. Ed eccovi finalmente, imboccate la A7 e guarda un po’, sono tutti lì, in coda, pecoroni guidati dal pastore del vostro conformismo mascherato da anticonformismo, sotto un sole cocente. Tre corsie per senso di marcia inesorabilmente occupate. E vi incazzerete, voi non donne alla guida, mentre vostra moglie, con i piedi rigorosamente sul parabrezza e con aria di sufficienza, impigrita, inizierà a lamentarsi del traffico, ché non è possibile che partano tutti a quest’ora, figa! E voi abbozzerete, ingoierete l’ennesimo rospo, giustamente. Potete fare diversamente, per caso? Avete due figli a carico, Lanfranco e Mariaritanna, non è giusto mollare ora, lasciarla, come la prenderebbero i vostri pargoli, i quali sono molto meno stupidi di quello che pensate e sanno benissimo che le cose tra mamma e papà non vanno bene e soffrono in silenzio e con buone ragioni vi faranno passare le pene dell’inferno non appena diventeranno adolescenti perché siete un pessimo modello per loro, ché vi siete sposati solo per convenzione sociale e per la vostra solita schiavitù nei confronti dell’altrui compiacimento?
Buon viaggio allora, cari utenti e care utentesse, ho appena imboccato l’autostrada da Milano con moglie e figli, ci vediamo a Varazze tra dodici ore.
Buone vacanze del cazzo.