Le foglie mosse, tacite, dal vento,
ch’osservi mentre ondeggiano soavi,
già mandan via lontano certi ignavi
e placano il dolor del tradimento.
E non ti riconosci, quasi a stento,
nei tempi ormai lontani, quando urlavi
e immerso con il fango te ne stavi,
e tutto quell’ardore pare spento.
Eppure quella fiamma ancora brucia,
ci s’alza ancora in piedi, pur feriti
da mani che t’abbassan sui ginocchi.
Che il tempo certi graffi ormai ricucia
e scuoti le tue vesti dai detriti,
e ignuda t’addormenti; chiudi gli occhi.