Oggi è nuovamente una giornata di sole, motivo per cui non sono esattamente di buon umore. Il maltempo si è nuovamente guastato e questo sicuramente non mi aiuta a lavorare e a portare avanti i miei progetti. Di fatto, la luce del sole illumina le mie ombre, i miei lati oscuri e, di conseguenza, non mi risulta possibile attingere al pozzo nero della mia anima corrotta, al servizio del pensiero comune e del conformismo. Come ben sapete, preferisco lavorare nel torbido, nell’ambiguità, ove tutto è nebuloso, poco chiaro, indeterminato. È lì che sono a mio agio, in contesti poco chiari mi sento invero a casa e da lì, da questa imprecisa torre d’avorio, posso osservare voi piccoli umani, chiusi nelle vostre certezze di plastica, abitanti di castelli di carta che cadono giù con un semplice alito di vento, sognatori ambiziosi con la convinzione che i vostri desideri si realizzeranno senza sforzo alcuno, che il vostro cammino sarà lineare, figli a vita di genitori a loro volta figli a vita.
Insomma, è questa la lettera di presentazione che intendo mandare alla redazione di Repubblica per farmi assumere come giornalista.
Cari amici e care amichesse, credete che ce la possa fare?