
Era previsto che, con l’arrivo della festa della donna, i giornali online e i social ci avrebbero inondato di smielata propaganda femminista. I livelli di retorica quest’oggi fanno letteralmente ribollire il sangue e rifletto su come sia stato possibile finire in questo regimaccio zuccheroso e isterico. Da quant’è che ci assillano in merito alla questione del mancato riconoscimento della bravura e delle capacità delle donne, su quanto queste ultime siano migliori degli uomini, siano più sensibili, più empatiche, siano più? La cosa che fa ancor più ribrezzo è che tale retorica il più delle volte è portata avanti dagli uomini stessi, i “maschi di donna” alla Lorenzotosa che sovente menziono su questa inutile pagina, i quali si umilano al cospetto delle donne, una mortificazione che, andando al nucleo centrale della questione, al nocciolo nevrotico, sottende invero egocentrismo, una malcelata voglia di scopare e, di conseguenza, una squallida tattica di seduzione. Nulla di nuovo sotto il sole, è uno scenario ormai quotidiano, magnificato dalla ricorrenza dell’otto marzo, della quale probabilmente la gran parte di noi non conosce neppure l’autentico significato. Tutto sommato, mancano poche ore, grazie a Dio, e domani tutto questo, se non finito, sarà almeno un po’ attenuato.
In ogni caso, forse è bene che qualcuno ricordi qual è il motivo di tutta questa manfrina, di questo compiacimento nei confronti del gentil sesso da parte dei media e della politica, che sta rendendo gli uomini sempre più patetici e ridicoli e soprattutto poco interessanti per le donne stesse: le donne votano, le donne consumano, le donne lavorano come delle dannate e il potere ha scoperto che sono facilmente manipolabili facendo leva sul loro senso del dovere e sul loro senso di colpa, motivo per cui, il più delle volte, costituiscono dell’ottima manodopera a basso costo. L’antico ruolo di guardiana del focolaio è sicuramente venuto meno negli anni, ma siamo sicuri che questo ruolo debba considerarsi per forza di cose disdicevole? Perché non può trattarsi di scelte di vita individuali e sentite? Mi è accaduto, seppur di rado, di incontrare delle giovani donne che avevano scelto di far le casalinghe. Si trattava di una scelta sentita e consapevole, narrata con autenticità e, francamente, mi è sembrato di avere a che fare con delle donne felici e appagate, forse anche più di altre che invece hanno deciso di entrare nel mondo del lavoro, a competere e a farsi carico anche delle sofferenze degli uomini, perché per quanto al giorno d’oggi tutto questo non venga minimamente riconosciuto, il lavoro è faticoso e fa soffrire.
In fin dei conti, bisogna riconoscerlo: il femminismo ha vinto molte battaglie. Le donne cosiddette “emancipate” si sono senza meno liberate dal giogo dei legami familiari, non hanno più un marito che le comanda a bacchetta, se questa narrazione è mai coincisa con la verità, ma si sono ingabbiate in un ulteriore matrimonio: quello con l’azienda presso cui lavorano. Un matrimonio che, però, non ammette maternità e richiede una fedeltà ancora più opprimente in certi casi, fatta di consegne, scadenze, orari allucinanti, mancanza di tempo per se stesse. Grande conquista, quella del femminismo, complimenti, care donne emancipate, donne libere, donne forti, che ve la cantate e ve la suonate da sole: avete semplicemente portato il vostro senso del dovere e il vostro senso di colpa patologico in altra sede. La realtà è che avete solo cambiato padrone, se mai vostro marito è mai stato padrone di qualcosa.
Quest’oggi voglio lanciare un messaggio agli uomini, con l’idea di rassicurarli, per quanto sarà del tutto inutile, intossicati di propaganda progressista come sono: non avete nessuna colpa. Chiunque faccia la vittima, salvo eccezioni verso cui si è totalmente impotenti nei confronti della vita, se l’è semplicemente cercata con scelte inconsapevoli. La prossima volta che vi sarà rinfacciato di essere colpevoli dell’infelicità di una donna o di chiunque, girate i tacchi e andate altrove. Vi garantisco che sarete amati e rispettati molto di più, al contrario di questi compiacenti servi di regime, che leccano il culo alle donne fondamentalmente per approfittarsene. La felicità è una conquista personale, che non dipende da mamma e papà, non dipende dal partner, non dipende dal governo e dalla politica.
Nessuno è colpevole dell’infelicità altrui, trovate il vostro autentico posto nel mondo e piantatela di rompere i coglioni al prossimo mettendovi in mostra ed elemosinando briciole di attenzione.
Buon otto marcio a tutti.