Un sibilo sottile ed insistente
ritorna a disturbar con discrezione,
sornione l’ombra d’una direzione
sussurra al me deluso, ancora assente;
eppur si ripresenta, impenitente,
è un Dio che non s’arrende, dannazione,
un Dio che non perdona l’inazione,
ch’invita a un altro viaggio, a luci spente!
Oracolo, per dove questa volta?
Per dove debbo volgere il mio sguardo,
ancora in mare aperto, a quali lidi?
La meta tanto ambita ch’intravidi
la lascio governare al Re Vegliardo,
amico, non più ostacolo. Ora ascolta!