Di quel dolore sopito nel fondo
di quell’oceano, universo sì vasto,
forme si creano e un po’ perso l’imbasto,
per dar colore gradito al mio mondo.
Fiammate giungon repenti e nascondo
in un contegno posticcio, nefasto,
a volte indegno, un impiccio rimasto,
retate fendon fendenti, ed affondo.
Eppur s’emerge da tanto soffrire,
sopporta, osserva, comprendi, risorgi,
colpi di vento contrario in cammino.
Neppur più s’erge il suo manto, mio Sire
ch’intorta e snerva ed offende; ora scorgi
un turbamento, ordinario e divino.
Molto bella Dino! Complimenti
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Grazie Giacomo.
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