E crolla impero per man d’una prole
trina, incapace di venir a patti,
brina fugace ai lor volti, disfatti,
di tolla, invero, brucianti già a un sole
che cala triste su tristi lor, duole
noscer quel regno un bel tempo servito
smosciar indegno, in un lampo, rapito
da male piste. Egoisti non vuole
come pastor, cani sconsiderati,
stolte cicale, profuse incoscienti,
che nutronsi del sangue d’innocenti
e l’alma lor sì langue, o impenitenti!
E van gli amor, vani, desiderati,
all’occhi tuoi virenti. Ed adirati.