Su sabbia nera permango, ed assiso
rimiro il mare scuro piano e denso,
e mentre seggo a quell’avvenir penso,
l’uman consorzio già di furia intriso.
Ripenso al Padre, imperfetto, reciso,
il limite rimosso, ormai estenso,
rivoluzione che volge al melenso,
il vecchio saggio visto com’inviso.
Iconoclasti, che fan del passato
scarlatta e nuda carne da macello,
per libertà ch’avemmo assai implorato.
Giorni nefasti, dei qual non favello.
Imbratta, o Giuda, l’idol venerato,
viltà ch’intinge il sangue nel pennello!