La pioggia cede, da grigia, giù, volta,
scrosci me cullan dell’acqua battente,
le verdi frasche danzano contente,
sì dolci e lasche, al viridario accolta.
La mente incede, dall’estra, giù, dentro,
spume me cingon nell’acqua stagnante,
azzurre rimembranze di rimpiante
quell’iridi ch’al cor fecero centro.
E’ sera, cogitante sul donarsi
permango immoto, di demerger muto
temendo, e intanto so che è quanto bramo.
Io non t’ignoro, amor, t’ho conosciuto
seppur esterri me, tu sei catarsi,
dolendo gioia, a cui ci abbandoniamo.
Che bella😀
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Grazie 🙂
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