Silente nella tana,
consunto dal travaglio,
di questa guerra vana,
ripongo nel bagaglio
quell’armi di battaglia,
per meritata tregua,
contr’omini di paglia
alla mia stessa stregua.
Sirena strilla acuta,
richiamo repulsivo,
giammai ti sia dovuta
sentendomi sì vivo,
di ceder al tuo canto,
che porge doni vacui,
rimembro fin al pianto
quel dì che mesto tacqui
tradito da fiducia
riposta malamente
ferita ch’ancor brucia,
volgendo alla mia mente
essendomi mentito
s’illusa rendenzione
d’un bravo mai pentito
chiodato da coazione
sul fresco verde siedo,
il rivo scroscia e netta,
a quel sollievo cedo
l’osservo e faccio incetta
di pace meritata
sperando ben composto,
Signora mai ventata,
che tutto metta a posto.