Muta improvvisa la notte sull’urbe
chiusa, blindata, ristretta nel guscio.
Speme impaziente, fissando quell’uscio
s’apra e ci libri le menti ormai orbe.
Soffio dell’aere, le pelli solinghe,
ante tangevano simil sorelle,
spire di talco, ormai dalle celle
luoghi distanti già volgon raminghe.
Mira, Fanciullo, compagni di giuoco
ombre del nido che scacci crudele.
Volgi, rabbioso, quell’occhi alla vita,
chiama imperiosa, con forza t’invita,
Fato tremendo. Rilascia quel miele,
dolce veneno, t’annienta nel fuoco!
Ma che bella! 🌼🌼🌼
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Grazie di cuore!
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