L’antico nido ch’impugna il suo sale,
sulla cesura manciata vi versa
d’origo antica, da nebbia sommersa,
brama dominio, severa vestale.
Brucia, la bruma dà luce a rimorsi
d’odio e d’offese, su l’ignaro schiavo,
secutor cieco talvolta anch’ignavo,
nel petto urla e grugniti e poi morsi.
Ira motrice
forza mi doni,
fuga m’imponi
cubil vindice.
Vestre maestati,
l’urbe mia attende,
core, riprendi
batti e levàti.