Io sono un clown.
Inafferrabile e sfuggente, che gongola mentre destabilizza, ambiguo, inavvicinabile, imprevedibile, spaventoso, aggressivo, pericoloso, con un macigno sul cuore incapace di infrangersi.
Io sono un clown.
In attesa dell’attimo in cui l’amore fluisca liberamente, prima attraverso gli spiragli tra le rocce della razionalità, fino a diventare una forza inarrestabile che le devasti e le spazzi via una volta per tutte.
Io sono un clown.
Malinconico e addolorato, tradito e traditore, ferito e feritore, imprigionato, in gabbia con un cappio attorno al collo soffocante, in attesa di due occhi che lo guardino in profondità e trovino la chiave del suo cuore.
Io sono un clown.
Un buffone vigliacco, in fuga da se stesso, in fuga dall’amore, in fuga dal mondo, individualista, sfacciato, ambizioso e disperato allo stesso tempo.
Io sono un clown.
Un ossimoro vivente, una cazzo di contraddizione su due gambe, irrequieto, arrabbiato, in attesa di schiantarsi contro un muro, farsi male, curarsi, rialzarsi e ricominciare di nuovo, allo stesso modo e in modi diversi, fino alla fine del tempo, fino alla fine del tempo.
Io sono un cazzo di clown, un cazzo di clown patetico che si ama profondamente.