L’invidia è una frustata che ferisce profondamente, che stordisce e che a volte spaventa, soprattutto da chi non te l’aspetti, da chi ha sempre ribadito che gli manca l’ambizione, che gli interessa una vita tranquilla e serena, senza i fastidi e le fatiche che la voglia di migliorare la propria condizione e di mettere a frutto i propri talenti inevitabilmente causano.
Eppure, la gioia di un buon risultato, che spontaneamente a volte vogliamo condividere con gli altri, non è sempre cosa gradita. Qualcuno può sentirsi sminuito, inconsapevolmente. E velatamente te lo fa capire, magari sotto forma di una battuta ben mascherata, che però purtroppo a me non sfugge mai.
Non sono un santo: lo sono anch’io invidioso, lo sono stato, lo sarò, ma ormai prendo come regola ferrea il fatto che tutto quello che mi ferisce in fondo appartiene anche a me, che posso aver ferito a mia volta allo stesso modo o forse anche in maniera più crudele, che le ferite dell’anima sono uno squarcio da attraversare per uscirne rinati e più sereni. Non più forti, ma più in pace con il mondo, più centrati. Sicuramente però mi ricordo di un’altra cosa molto importante, ossia che ciò che invidiamo è quello che non ci appartiene. Ecco perché ormai, da un po’ di tempo a questa parte, mi concentro su quello che so fare, su ciò che è mio per davvero, e lo coltivo e lo faccio crescere. Chissà se riuscirò ad avere cura di questa pianta, se si svilupperà, chissà se sarà il caso o meno di fermarsi un attimo a pensare. Sicuramente sì, questo fine settimana sarà dedicato a tutt’altro.
Eppure fa sempre male, quando ti rendi conto che una persona che reputi amica e disinteressata, è in realtà invidiosa di un tuo successo. Fa male perché è una persona che hai perso, ed è un nuovo lutto da elaborare, perché d’ora in avanti, dovrai pensare anche a tutelarti e a difenderti da questa persona di cui un tempo ti fidavi, mantenendo una salutare distanza su certi temi.
D’accordo, galleggiamo in questa delusione, finché non arriverà la schiarita. Nel frattempo, visto che qualcuno ha aperto questa porta per me, mi accomodo in questa stanza buia e aspetto con pazienza e sopportazione che faccia giorno per vedere dov’è l’uscita, ma soprattutto dove si affaccia.
Che post strappalacrime, a volte so essere anche peggio di Massimo Gramellini e di Stella Pulpo, a cui, sotto sotto, voglio anche un po’ di bene.
Non galleggiarci dentro, non è produttivo per te.
Piuttosto, non ti curare di chi è portatore di questa negatività.
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Attenzione: non si tratta di rimuginarci sopra, si tratta di non far finta che la cosa non mi abbia fatto male e di far tesoro dell’esperienza. Sono due cose diverse. Attendo che il dolore svanisca, ma non posso far finta che non ci sia.
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Solo i superficiali e i mediocri rimangono indifferenti.
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Sei dolcerrima.
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Ahahah addirittura errima
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Ahaha errima, si.
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